Sanità, Scuola e famiglie insieme per affrontare in maniera nuova i disturbi dell'apprendimento. Sono stati oltre 200 i partecipanti al convegno organizzato dall'Asst Lariana dal titolo "Disturbi di apprendimento e disagio giovanile nelle scuole secondarie: cooperare per l'integrazione e l'autonomia” che ha ospitato nell'Auditorium dell'ospedale Sant'Anna esperti provenienti dal mondo sanitario, scolastico e legislativo che hanno messo in evidenza le progettualità messe in atto nelle province di Como e Varese. Si tratta di un patrimonio condiviso di competenze e modelli di integrazione necessario per formulare interventi specifici nelle scuole e ricorrere all’invio in Neuropsichiatria Infantile per casi selezionati, in linea con le indicazioni dell’Accordo Stato/Regioni del 25/07/2012. E soprattutto per migliorare  e potenziare le azioni nelle scuole secondarie inferiori e superiori.


Il convegno, rivolto ai referenti DSA delle scuole delle province di Como e Varese, a tutti i docenti delle scuole secondarie, alle famiglie, ai medici, agli psicologi e agli operatori sanitari, ha messo in evidenza le problematiche legate a dislessia, disortografia e discalculia e offerto un focus sulle iniziative messe in atto per la diagnosi precoce e la formazione dei docenti. I professionisti comaschi e varesini sono anche la lavoro per stilare un vademecum che consenta un più veloce inquadramento dei DSA e farsi carico al meglio delle conseguenze di mancate o tardive diagnosi, che vanno dalle problamatiche psicologiche dei bambini o ragazzi all'abbandono scolastico.

Nell'ottobre del 2017, grazie a un tavolo di lavoro interistituzionale, è stata avviata una sperimentazione che ha coinvolto 26 scuole dell'infanzia e primarie, 13 in provincia di Como e altrettante a Varese, proprio per intervenire il più presto possibile e seguire alunni e famiglie in un percorso efficace di presa in carico multidisciplinare.
I disturbi dell'apprendimento a livello nazionale sono rilevati nel 3-3,5% della popolazione scolastica della scuola primaria e arrivano al 9% nella scuola secondaria di primo grado. Molto si può ancora fare - hanno sottolineato gli esperti - per poter intercettare un bisogno non ancora del tutto emerso, anche nelle scuole superiori.

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