Si è conclusa la Conferenza Internazionale sui D-aminoacidi, IDAR2017, ospitata per la prima volta in Europa, dopo le prime due tenutesi in Giappone.
Il congresso - organizzato da Loredano Pollegioni (Università dell’Insubria), Jean-Pierre Mothet (CNRS, Marsiglia) e Alessandro Usiello (Università della Campania) - ha richiamato in città numerosi ricercatori da Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Ungheria, Giappone, Stati Uniti, Canada, Israele, Cina, Taiwan, etc.). per approfondire gli sviluppi scientifici più recenti relativi ai D-aminoacidi, liberi o legati a peptidi. Si è parlato, in particolare, del coinvolgimento di queste molecole nei processi fisiologici e patologici che interessano gli organi periferici e il sistema nervoso dei mammiferi (e che li vedono coinvolti in patologie come la schizofrenia, la malattia di Alzheimer, il dolore neuropatico, la SLA, le infezioni, etc.), arrivando fino alla loro applicabilità in clinica. Infine sono stati analizzati i nuovi metodi analitici di misurazione di queste molecole e valutate le loro potenzialità in diversi applicazioni biotecnologiche (ad esempio come componenti di farmaci o nella dissoluzione del biofilm).
Durante i tre giorni dell’IDAR, sono stati selezionati e premiati i lavori di tre giovani ricercatori. La commissione composta da Jacqueline de Belleroche (UK), Jonathan Sweedler (USA) e Kenji Hamase (Giappone) ha scelto di premiare Ilaria Armenia, James Checco (USA) e Yumi Ozawa (Giappone). Ilaria Armenia è una studentessa del Dottorato di Ricerca in Biotecnologie, Bioscienze e Tecnologie Chirurgiche dell’Università degli Studi dell’Insubria e fa parte del Laboratorio di Biologia Cellulare, diretto dal professor Giovanni Bernardini.