Taglio cesareo solo quando è necessario


L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Italiani (AGENAS) ha appena presentato l'edizione 2016 del Programma Nazionale Esiti (PNE). Si tratta di uno strumento - sviluppato per conto del Ministero della Salute - che valuta efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del Servizio sanitario italiano. Vengono monitorati e diffusi, secondo un principio di trasparenza, i dati relativi ad oltre 150 indicatori di processi assistenziali ed esiti nelle principale aree cliniche, tra cui quella perinatale.

 

In tema di nascite, gli indicatori principali sono la percentuale di tagli cesarei primari (ossia interventi eseguiti nelle donne che non sono già state sottoposte precedentemente a taglio cesareo) e la proporzione di donne con pregresso taglio cesareo che partoriscono per via vaginale. È noto, infatti, come il ricorso al parto cesareo debba essere limitato ai casi con indicazioni cliniche specifiche altrimenti comporta, rispetto al parto naturale, maggiori rischi per la donna e per il bambino. È proprio su questi indicatori che il punto nascita varesino ha dimostrato una performance eccellente, collocandosi al primo posto tra le 41 maternità italiane con più di 2000 parti annui per il basso numero di parti con taglio cesareo primario. Se si considerano i 177 reparti di ostetricia sul territorio italiano con più di 1000 parti annui, quello del Del Ponte è al secondo posto insieme all’ospedale di Lecco per percentuale contenuta di parti cesarei (6.8% se si aggiusta il dato grezzo in base alla complessità dei casi trattati), dopo l’ospedale di Carate Brianza con il 5.4%. Ottimo risultato anche per quanto riguarda la percentuale di donne con un pregresso taglio cesareo che partorisce per via vaginale alla successiva gravidanza, che all’Ospedale De Ponte è del 28%, rispetto ad una media nazionale del 8%, ed è un dato in costante crescita negli ultimi anni. Anche per questo indicatore se si considerano le 47 strutture ospedaliere che hanno assistito almeno 300 donne con un pregresso taglio cesareo, la maternità del Del Ponte è quella con la percentuale maggiore di donne che partoriscono spontaneamente.

 

“Questo risultato è il frutto di un lavoro costante di revisione e analisi dei casi, di condivisione di percorsi clinici e linee guida costantemente aggiornati in base ai progressi delle conoscenze mediche e adattati alla nostra specifica realtà assistenziale. La volontà di perseguire con determinazione il miglioramento delle cure prestate e di analizzare le proprie criticità non è sempre scontata in ambito sanitario e le enormi disparità dei diversi punti nascita rispetto agli indicatori considerati dal P.N.E. ne sono la testimonianza”, ha detto il Prof. Fabio Ghezzi, direttore della S.C. di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Filippo Del Ponte. “Da noi esiste un gruppo di specialisti dedicati alla medicina materno-fetale che non solo segue le future mamme nel percorso della gravidanza, ma che valuta anche attentamente la modalità di parto più appropriata anche nei casi più complessi. Nell'evoluzione dell'assistenza medico-ostetrica e della società, il taglio cesareo è passato dall’essere un intervento curativo al venire considerato come una scelta personale sul modo di partorire. Bisogna informare le donne che il parto chirurgico non è esente da rischi come troppo spesso si pensa. E’necessario comunicare ai cittadini la cultura della qualità delle cure e della sua valutazione perché la probabilità di partorire naturalmente o in sala operatoria dovrebbe dipendere solo dalle esigenze delle donne e dei nascituri, non da quelle del centro a cui si rivolgono, come oggi troppo spesso accade”.

 

Aggiunge il prof. Ghezzi: “Negli ultimi anni siamo passati da revisioni periodiche dell’attività della nostra sala parto - prima annuali, poi semestrali - all’avere un sistema di monitoraggio in continuo (chiamato “SIMONAS” acronimo di SIstema di MONitoraggio Attività di Sala parto) che ci consente in tempo reale l’elaborazione dei dati e la verifica della qualità della nostra assistenza. E’ solo con la messa in discussione costante del proprio operato e il confronto con standard prefissati che si può migliorare. Inoltre, proprio al fine di tutelare la fisiologia e limitare la medicalizzazione dove non opportuna, ci sforziamo di differenziare i percorsi assistenziali delle donne con gravidanze a basso rischio da quelli delle gravidanze con fattori di rischio: per le prime, la gestione fin dalla gravidanza è affidata alle ostetriche, che successivamente conducono in autonomia il travaglio mantenendo condizioni di assoluta sicurezza e appropriatezza. Il rispetto dei tempi, l’impiego parsimonioso e oculato di interventi di accelerazione del travaglio, il monitoraggio intermittente del battito cardiaco fetale, il lavoro sulle posizioni in travaglio sono patrimonio dell’arte ostetrica e strumenti imprescindibili se si vogliono evitare cesarei non necessari.

 

“In centri come il nostro, riferimento per la gestione delle gravidanze a rischio, - tiene ad aggiungere il Dott. Massimo Agosti, Direttore del Dipartimento materno-infantile della ASST dei Sette Laghi - è importante sottolineare come siano garantite le competenze per assistere il parto naturale anche in situazione dove il taglio cesareo sembra essere diventato quasi una routine nel nostro paese, come le gravidanze gemellari (nel 2015 quasi 100 al Del Ponte, di cui 20 concluse con parto vaginale) o i parti prematuri (circa 40% nati senza ricorrere al taglio cesareo). Anche il contesto logistico-organizzativo è certamente d’aiuto: nel nostro polo materno-infantile la presenza H24 di un’equipe multidisciplinare in loco (anestesista dedicato, 2 ginecologi, ostetrica, neonatologo) garantisce la possibilità di ridurre al minimo il tempo di attivazione delle sale operatorie e d’intervento nell’eventualità di urgenze ostetriche e perinatali. Questo evita che il taglio cesareo diventi non un intervento “curativo” ma preventivo, ossia eseguito solo per evitare che in caso di eventuali complicanze durante il travaglio, possibili ma non certe, si incappi in difficoltà a gestire un intervento in emergenza”.


“Grazie ai rapporti dell’AGENAS le donne possono scegliere dove mettere al mondo i propri figli anche sulla base di misure oggettive della qualità dell’assistenza – commenta soddisfatto il Direttore generale - e in questa direzione il rapporto del PNE, con la sezione proprio dedicata all’informazione degli utenti (si veda il grafico sottostante), è uno strumento prezioso”.

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