Premiata la ricerca che definisce il coinvolgimento differenziale di HBZ, una molecola prodotta dal virus della leucemia T dell’Adulto HTLV-1, nella patologia neurologica associata all’infezione virale rispetto alla patologia leucemica

 

Il professor Accolla, direttore dei Laboratori di Patologia Generale e Immunologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia, è stato insignito del premio per il miglior contributo clinico e per le sue ricerche innovative nel campo delle malattie indotte da infezioni da retrovirus oncogeni umani, in occasione del 18° Congresso Mondiale della International Retrovirology Association (IRVA) tenutosi a Tokio dal 7 al 10 marzo 2017.

 

«Il riconoscimento - spiega il professor Accolla - è stato attribuito per la nostra recente scoperta, pubblicata nella prestigiosa rivista scientifica PLoS NTD, riguardante l’espressione differenziale e la localizzazione subcellulare della proteina oncogenica HBZ del virus HTLV-1 in pazienti infetti. Il virus HTLV-1, il primo retrovirus oncogeno umano scoperto agli inizi degli anni ’80, ha infettato attualmente più di 20 milioni di persone al mondo ed è l’agente causale, nel 5-7% dei soggetti infettati, di una leucemia delle cellule linfocitarie T umane nell’adulto allo stato ancora intrattabile da un punto di vista clinico e letale in pochi mesi.
Gli effetti dell’infezione da parte del retrovirus HTLV-1 – continua il docente - si fanno sentire anche sul sistema nervoso producendo nel 4-5% dei soggetti infettati una sindrome infiammatoria cronica altamente debilitante, anch’essa dall’esito infausto, che prende il nome di Paraparesi Spastica Tropicale o TSP perché molto diffusa nelle regioni tropicali e nella regione subsahariana».

 

Il gruppo diretto dal professor Accolla - e in particolare il dottor Marco Baratella, dottorando di Medicina Sperimentale e Traslazionale, e la dottoressa Greta Forlani, ricercatrice del laboratorio di Patologia Generale e Immunologia - ha dimostrato che la proteina virale HBZ è espressa specificamente nel citoplasma delle cellule dei pazienti con Paraparesi Spastica Tropicale, mentre non è espressa o si localizza in altre sedi in tutti gli altri soggetti infettati dal virus, inclusi i pazienti leucemici.

 

«Questa scoperta rappresenta quindi la prima dimostrazione dell’esistenza di un marcatore a localizzazione definita nella malattia neurologica e permette quindi di formulare la diagnosi di Paraparesi Spastica Tropicale indotta da virus in maniera precisa e specifica. Inoltre, il fatto di avere a disposizione questo criterio diagnostico molecolare e cellulare ci permetterà - continua il professor Accolla, di comprendere meglio la patogenesi della malattia e di definire molto più precocemente l’evoluzione dell’infezione verso la sindrome neurologica invalidante, dandoci quindi la possibilità di approntare in un futuro prossimo mezzi terapeutici più appropriati per interrompere o ritardare in maniera significativa la malattia stessa».

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